Amici addio by Ferruccio Parazzoli

Amici addio by Ferruccio Parazzoli

autore:Ferruccio Parazzoli [Parazzoli, Ferruccio]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788893900720
Amazon: B07CRQ6T3N
editore: SEM
pubblicato: 2018-05-10T00:00:00+00:00


22

Andai. Partecipare alle avventure di Tonio e Chiara poteva essere un buon sostituto del servire messa e prendere parte alle processioni, anche se non sapevo dove mi avrebbe portato. Ma a questo nessuno di noi pensava perché non aveva la minima importanza rispetto al fascino del gioco. Se era un gioco.

Anche se abitavo nello stesso palazzo, non ero mai entrato nell’appartamento della vecchia Lunghini, la padrona delle soffitte e delle cantine. Chiara ci aspettava dietro la porta socchiusa. Rimasi stupito nel vederla. È vero che prima di partire con don Gino per San Ginesio l’avevo appena intravista qualche volta o dalla torretta o incrociata di sfuggita sotto il portone, ma quella che vedevo, dritta dietro la porta, nella penombra della casa dove le persiane erano tutte serrate contro il sole pomeridiano, era una persona sconosciuta, diversa da quel poco che ricordavo o che avevo potuto immaginare.

Non era né bionda né magra come, già idealizzandola, mi aspettavo di trovarla: i capelli castani le scendevano appena fin sulle spalle incorniciando un volto di carne morbida, una bocca piccola, un naso piccolo e gli occhi scuri ma che sembravano pronti a illuminarsi di un riso interiore, improvviso, insieme allegro e beffardo, che mi fece subito persuaso che non avrei mai capito quanto Chiara parlasse seriamente né quanto davvero credesse in ciò che diceva, al contrario di Tonio. A volte mi sarebbe sembrato il capriccio di una testa un po’ malata, a volte la presa in giro di se stessa e di noi ragazzi, troppo giovani per soddisfarla, ma ammiratori sinceri e senza pretese come non avrebbe mai trovato in giovani della sua stessa età e tanto meno in uomini più maturi.

«Di là c’è la nonna che dorme.»

Ci condusse per un oscuro corridoio con diverse porte chiuse, una sola aperta da cui, passando, si sentiva il respiro pesante della Lunghini addormentata, sprofondata nella poltrona, la testa rovesciata di lato, la bocca spalancata.

«Dorme con la porta aperta, ha paura di sentirsi male, di chiamare e che nessuno la senta, dorme così fino alle quattro e non c’è pericolo che si svegli, ma noi andiamo a parlare in biblioteca.»

Era l’ultima porta in fondo al corridoio. Quella che Chiara aveva chiamato biblioteca era una stanza non molto grande dove, a dispetto del nome, non c’era neppure un libro ma una lunga tavola da stiro e abiti appesi alle grucce che non si capiva né cosa né chi attendessero né da quanto tempo qualcuno se li fosse tolti di dosso.

Chiara non ritenne opportuno motivarne l’incongruenza, troppo evidente per richiedere una spiegazione. Per terra, sotto la finestra, un bauletto di legno, rinforzato agli spigoli con placche di metallo, costituiva forse l’unico dimenticato superstite di un nobile passato.

Chiara aveva già steso sulla tavola una carta dove era disegnato lo spaccato di un palazzo.

«Lo sai, Francesco, che noi abbiamo una bomba sotto al sedere? Due anni fa, nel bombardamento degli aerei alleati chiamati dai partigiani, una bomba cadde su questa casa, sfondò senza esplodere il soffitto, il pavimento, la tromba delle scale, la volta delle cantine, e si infilò nel pavimento facendo strage degli orci dell’olio.



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